domenica 28 agosto 2011

E' fresco?

Se il pesce non è fresco lo capisci subito. Avvicini il naso e, se non è fresco, senti cattivo odore. La natura ci ha dotato di un sistema naturale, infallibile. Mangiare del pesce non fresco ci farebbe male, per cui ha fatto in modo che istintivamente ci allontaniamo quando il nostro olfatto avverte una schifezza.

Ma come accorgersi se un pensiero non è fresco?

Nello stesso modo.

I pensieri non freschi emanano cattivo odore. Solo che questo cattivo odore non si sente con il naso. Arriva direttamente alla bocca dello stomaco, sotto lo sterno. E' una sensazione di compressione che si attiva tutte le volte che abbiamo di fronte a noi qualcosa che il nostro inconscio riconosce come marcio.

Ad esempio un politico ti piace ma un bel giorno sentendolo parlare avverti questa sensazione. Una persona ti è sempre stata amica ma durante una telefonata avverti questa sensazione. Hai sempre trovato brillante un collega ma mentre scambi quattro chiacchiere avverti questa sensazione.

Il tuo inconscio, prima ancora della tua coscienza, ha rilevato pensieri non freschi. Ascoltalo. La ragione tende a stabilizzare, a riferire al contesto, a negare. Tu invece qualcosa che non va l'hai percepito subito.

E' quella sensazione di saturazione, che ti dice di allontanarti. Fallo. Tanto, se ci pensi, sai già quello che comunque succede: dopo un po' lo farai lo stesso perché anche la tua mente se ne renderà conto.

Quando un pensiero puzza, dentro di te lo avverti.

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sabato 20 agosto 2011

Dialogo con Dio

Dio, sei proprio tu?

Beh, io non parlo con gli esseri umani, mi rivelo. Per cui una risposta non te la do.

Quindi potrebbe essere che io stia parlando a me stesso...

Esatto.

Beh, sappi che non capisco come hai organizzato il mondo. Guarda quante cose che non vanno ci sono. E tu stai li a fare niente?

Hey amico, aspetta un attimo. Non gettarmi addosso tutta la responsabilità.

La responsabilità è tua semplicemente perché tutto viene da te. Se qualcosa non va bene, la colpa è del capo.

Così funziona tra voi esseri umani, per me è diverso.

Perché, sei un privilegiato? Scusa l'ironia...

No, perché ho privilegiato voi.

E come?

Dandovi il libero arbitrio. Puoi decidere cosa fare, nella tua vita. Io non ci posso entrare. Per esempio, ora ti vedo a scrivere sul computer. E' una tua scelta. Potresti fare una passeggiata, giocare con i bambini. E invece stai scrivendo.

Ma sto parlando con te...

No, stai scrivendo. Da solo. E comunque non devi difenderti: mica volevo criticarti. Stavo solo dicendo che è una tua scelta.

Dunque siamo noi i responsabili di ciò che accade?

Vedi tu. Ti dico solo che ti ho dato il potere di decidere, in ogni istante, cosa fare...

Ma ci sono a volte problemi troppo grossi da poter essere risolti

Dunque stai decidendo di non poter essere in grado di fare nulla...

Ma cosa potrei fare? Non sono mica Dio!

Ne sei sicuro? Ti ho appena detto che ti ho regalato qualcosa di mio, il potere di scegliere. Ma se scegli di vedere ciò che non puoi fare invece di ciò che puoi fare....

Spiegati meglio

Mi sono già spiegato abbastanza, credimi, e adesso devo andare.

Vedi? Sei tu che scegli di andare, non io.

Certo, io scelgo la cornice. Tu scegli come agire nella cornice.  Io me ne vado, ma sono sempre presente. Vedi tu cosa fare, adesso. Buon lavoro.




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giovedì 18 agosto 2011

Renditi inutile!

Ecco la sequenza. Uno fa qualcosa che gli altri apprezzano. Ha successo. Per questo viene ricercato, in quanto quello che fa ha un valore per gli altri. Fin qui tutto bene, ma la sequenza non è finita. Che cosa avviene di solito? Che si crea una strana dipendenza fra chi ricerca e chi è ricercato. Per quest'ultimo infatti mettere l'altro in una situazione di dipendenza è vitale: se non ci fosse questa condizione, non sarebbe più cercato per le sue capacità. Se chi ricerca fosse capace di fare da solo le cose che gli servono, non avrebbe bisogno di chi è ricercato.

Per questo chi è bravo in un campo, di solito non vuole che gli altri lo vedano all'opera. Per questo chi ha delle competenze tende a tenersele per sé. Per questo chi ha le conoscenze giuste non le mette volentieri a disposizione.

Chi agisce in questo modo cerca di proteggere il proprio successo, ma non capisce che si sta scavando da solo la fossa. E' solo questione di tempo: prima o poi chi lo cercava diventerà capace di farsi da solo le cose di cui ha bisogno. Ed in quel momento colui che ha difeso le sue competenze, capacità e relazioni si troverà immediatamente spiazzato, obsoleto, abbandonato.

Come evitare questo? Anticipando gli eventi, e lavorando per la propria inutilità. Cercando di fare in modo che chi ci cerca per qualcosa che sappiamo fare, dopo un po' sia in grado di farsela da solo. Questo ci spingerà da un lato ad insegnare, e dall'altro ad essere obbligati a creare idee nuove, a cercare nuovi campi di applicazione, ad evolvere. Questo è il segreto: lavorare per la propria inutilità serve proprio a farci diventare ancora più utili.

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domenica 14 agosto 2011

Speciale 100° post: Ginetta dixit!

Due anni fa ci lasciava la "zia Ginetta", che considero la mia maestra perché fin da quando ero piccolo mi ha trasmesso le competenze e la passione per le persone e la psicologia.

A lei è dunque dedicato il centesimo post di Think Fresh.

Un giorno mi trovavo a casa sua, e come al solito le avevo chiesto di raccontarmi la storia di una sua nuova paziente (ovviamente lei non mi rivelava mai, per motivi di privacy, la vera identità, né  a me interessava conoscerla). Pochi secondi dopo che lei iniziò a parlare, la interruppi. "Zia Gin", le dissi, "Ti rendi conto che che quando mi parli di qualche tuo paziente inizi sempre dicendomi che è una persona molto intelligente, o molto sensibile, o molto capace, o molto profonda? Anche con questa ragazza sei partita dicendomi che è molto in gamba. Ma se è così in gamba, perché è venuta da te?"

La zia Gin sorrise e mi rispose: "Perché sono le persone più intelligenti, più sensibili, più capaci, più profonde e più in gamba che soffrono di più. Soltanto gli stupidi non soffrono". E continuò: "E' per questo che dobbiamo avere il coraggio di essere superficiali ogni tanto. Chi è superficiale, certamente si fa meno problemi e non entra certo in depressione".

Venticinque anni dopo Martin Seligman, il guru della psicologia positiva, disse esattamente le stesse cose.

La zia Gin non era certo superficiale.... Per cui se lo ha consigliato lei, se sei una persona profonda devi provarci, almeno per un giorno, a prendere le cose più alla leggera.

Buon ferragosto!

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venerdì 12 agosto 2011

Lascia cadere una biglia!

Con questo post si conclude la "trilogia del disimpegno".

Recapitoliamo:

Abbandonare il mezzo: disinvestire nei pensieri
Stop Loss: disinvestire nelle persone

ed ora:

Lascia cadere una biglia: disinvestire nelle azioni.

Noi tendiamo a riempirci la giornata di cose da fare. Come se riempissimo la nostra mano di biglie. Ma su una mano non possono stare troppe biglie, così come in una giornata non possiamo fare troppe cose. Se lo facciamo, rischiamo di fare tutto male e di dover ritornare a recuperare. Ed anche se ciò che facciamo va bene, il risultato è comunque uno stress inutile.

Per questo ti propongo: fai cadere una biglia. Comincia oggi. Rinuncia a fare qualcosa, e piuttosto fai lavorare la tua intelligenza: cerca di raggiungere lo stesso risultato facendo una cosa in meno. Ti accorgerai che con meno biglie in mano, riuscirai a giocare meglio.


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giovedì 11 agosto 2011

Stop Loss!

Quando un titolo azionario perde valore, di solito l'investitore professionista lo vende, anche se questo non è conveniente, per fermare le perdite. Questo meccanismo si chiama "stop loss". Evita che le proprie risorse economiche finiscano in un buco nero. Al contrario, chi è poco esperto tiene il titolo per sperare che si rialzi, ma è probabile che invece il suo valore scenda ancora.

Questo concetto vale anche con le persone. Ogni persona per noi è un investimento: in affetto, attenzione, energie. Che sia un investimento elevato o meno, varia da persona a persona. Per questo, se percepiamo che i nostri sforzi non sono commisurati al ritorno che abbiamo in termini di benessere psicologico, dobbiamo disinvestire. Inutile accanirsi, come spesso facciamo. Non siamo obbligati ad essere positivi con tutti. Non siamo obbligati a regalare le nostre energie.

Lo "stop loss" applicato alle relazioni con gli altri serve per proteggere il nostro patrimonio di energia affettiva. Va applicato con professionalità. Sii sincero con te stesso, e stai attento al livello di benessere che vivi nel rapporto con l'altro. Decidi un livello sotto il quale non sei disposto ad andare, come il trader decide un prezzo sotto il quale non è disposto a scendere. E quando quel livello è raggiunto... Stop Loss!

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martedì 9 agosto 2011

Abbandonare il mezzo!

Quando si cade in moto, la reazione più comune è quella di tenere le mani salde sul manubrio. Questo è dovuto al rifiuto di accettare che le cose non stanno andando come volevamo, e ad un irrazionale tentativo di rimetterle a posto. E' sbagliato, perché non potendo più controllare la moto, tale azione è perfettamente inutile ed anzi dannosa.

In questo caso, c'è una sola azione consigliabile: abbandonare il mezzo!

Questo accade anche con la nostra mente. A volte qualcosa non funziona o è andato storto, e noi siamo lì a pensarci ed a ripensarci senza sosta. E' inutile, perché senza nuove informazioni i ragionamenti girano a vuoto. In psicologia hanno un nome ben preciso: si chiamano "pensieri fissi". E' come se tenessimo le mani sul manubrio mentre quelli vagano incontrollati. Anche in questo caso, abbiamo l'illusione di risolvere il problema, ma accade il contrario. Ed il risultato è certamente lo stress.

Anche in questo caso, dobbiamo abbandonare il mezzo. Che significa: mollare l'oggetto del pensiero fisso al suo destino. Semplicemente lasciare la presa, smettere di pensarci. Certo, abbandonare un pensiero fisso non è facile, esattamente come non è facile abbandonare un mezzo. Ma bisogna farlo, oppure ci schianteremo con esso. Ed una volta lasciato andare, ci accorgeremo che dopotutto  era più semplice di quanto credevamo.

Stai strisciando con pensieri fissi che abbassano la qualità della tua vita? Abbandona il mezzo!

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venerdì 5 agosto 2011

Mordi, rinunci o ti svegli?

Facci caso: quando ti capita di trovarti in una situazione critica, di solito sono due le modalità con cui tendi a reagire.

Mordere o rinunciare.

Si, avvertiamo gli  stati di disagio o di possibile pericolo con una strana attivazione interiore, che va dal fastidio all'agitazione. A seconda di quanto la situazione ci sta mettendo in crisi. E' proprio in quel momento che vediamo solo queste due strade percorribili: reagire mordendo o lasciando perdere.

Mordere significa restituire il disagio, scaricando l'attivazione dall'interno all'esterno, sulla cosa o persona che lo ha provocato. Rinunciare significa tenere dentro l'attivazione e comprimerla, non facendo assolutamente nulla. Entrambe queste reazioni sono deleterie: la prima perché rovina il nostro rapporto con il mondo, la seconda perché rovina il rapporto con noi stessi.

Ma perché vediamo solo queste due possibilità? Semplice: perché a fronte di un problema tendiamo a cadere in uno stato paranoico, di autoipnosi, in cui tutto e tutti ci sembrano ostili. Dobbiamo dunque liberarci dallo stato paranoico. Come fare? Svegliandosi.

Ci dobbiamo rendere conto che il solo fatto di voler reagire mordendo o rinuciando indica che non siamo svegli. Per svegliarci, dobbiamo osservare noi stessi e la situazione dall'alto. E chiederci cosa possiamo fare che non sia né l'una né l'altra cosa. Per svegliarci, prima di agire dobbiamo chiederci: Cosa voglio veramente? Quali sono i miei obiettivi? 

Vedrai che la maggior parte della volte troverai una soluzione migliore, come parlare con l'altro, spiegarti, ascoltare, fare uno schema, fare una proposta, e così via. Attenzione: non è detto che tu debba fare per forza qualcosa che faccia andare le cose a buon fine. Puoi decidere di lasciare perdere. Ma lo farai da sveglio. Puoi non rispondere ad una mail, se non ti interessa proseguire nella relazione con l'altro.

Quando, invece di mordere o rinunciare, lavorerai raggiungere i tuoi obiettivi con serenità, allora ti potrai considerare sveglio.

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