domenica 27 febbraio 2011

Entra in dissonanza!

Quelle che seguono sono le mie note pubblicate sul libretto di sala de "Il suggeritore", nuovo spettacolo attualmente in scena al teatro dei Filodrammatici, scritto e diretto da Bruno Fornasari. Commitment, la mia società, sponsorizza il teatro e scrivendomi vi posso fare avere il pass per entrare a prezzo super-speciale (diego@diegoagostini.it).

Dissonanze

Cosa accade nella vita di un uomo che non è più soddisfatto del proprio lavoro? La maggior parte delle volte, nulla. Occorre grande coraggio per poter leggere, nella routine della propria vita, gli elementi critici che necessitano di un cambiamento. E occorre grande coraggio per agire, con determinazione, tale cambiamento fino in fondo. In alternativa resta soltanto una irrisolta e dolorosa sospensione.

Il meccanismo è semplice e l’ha ben spiegato Leon Festinger, psicologo statunitense scomparso pochi mesi prima della caduta del muro di Berlino, con la sua teoria della dissonanza cognitiva.

La nostra mente ricerca equilibrio e coerenza. Ma quando rileva qualcosa di non coerente lo corregge, inventandosi una spiegazione che la fa stare tranquilla. E va oltre: ricerca qualsiasi elemento a conferma della spiegazione che si è data. Così, se so che fumare fa male e non riesco a smettere, penso che dopotutto conosco medici che fumano, e noto tutti coloro che, pur fumando, godono di ottima salute. Così riduco la dissonanza. Così metto in sospensione la mia mente.

Ma allora, cos’è la realtà, se non il risultato di un’operazione mentale? Ciò che mi appare vero, altro non è che il risultato di una mia percezione che non si limita a “prendere atto” di una oggettività, ma ne costruisce una sua. Il più delle volte, a mia insaputa. Ecco perché “la realtà non esiste”. Sono io che, senza volerlo, mi creo una mia realtà. Quella che mi fa più comodo.

Tom, lo spin doctor del nostro spettacolo, lo sa bene, è un professionista dell’aiutarci a costruire la realtà che fa più comodo a lui, illudendoci che faccia comodo a noi. Le sue armi? Sostanzialmente tre. La prima è il celare parte della realtà, non facendoci vedere il vero. La seconda è il cambiare la realtà, sostenendo il falso. Ma sono due armi incomplete, perché possono essere smascherate. E’ la terza quella tanto micidiale quanto paradossale: il mostrarci il vero.

Semplice: se mostrare il vero riduce una mia dissonanza nella direzione desiderata dallo spin doctor, il gioco è fatto.

Purtroppo il miglior modo per manipolarci è farlo con l’aiuto di noi stessi. Cosa che già facciamo da soli, come nel caso in cui, non soddisfatti del nostro lavoro, troviamo gli argomenti da raccontarci per stare tranquilli.
Ma allora, come uscirne?

Forse proprio qui sta l’importanza del teatro: allo spettacolo compete il porre le domande, a noi il cercare le risposte.

domenica 20 febbraio 2011

Se hai paura di cadere, cadrai.

Vi presento il ponte di Campolungo, fotografato oggi di buon mattino. E' ormai in disuso, costruito parecchi anni fa per permettere ad uno skilift di superare un ripido dislivello.

Quando si veniva trainati sul ponte l'adrenalina saliva perché gli sci si impennavano, la fune del piattello tirava, i bordi scorrevano veloci. C'era un certo pericolo perché non esisteva via di fuga e, se cadevi, un guardiano doveva essere pronto a fermare tutto e venire a soccorrerti.

Io ci sono caduto, una volta. Non ci potevo credere, ma sono caduto. Statisticamente non era probabile cadere: prima di tutto perché chi ci andava era già abbastanza bravo, e poi perché passando sul ponte l'attenzione raddoppiava.

Ed allora perché sono caduto? Perché ero appunto attento a... non cadere. Quando abbiamo paura l'attenzione si concentra sull'oggetto della nostra paura. L'inconscio ci guida sempre verso ciò che occupa la nostra attenzione. Se non riusciamo a riconcentrarla in positivo, essa lavorerà proprio per spingerci verso ciò che non vogliamo, e cioè la cosa di cui abbiamo paura.

Le paure si avverano: se hai paura di cadere, cadrai. Ricordatelo, la prossima volta che devi affrontare una prova importante, una persona difficile, una riunione complessa.


(C) Diego Agostini/Commitment, 2011 - All Rights Reserved




Il ponte di Campolungo è visibile dalla seggiovia che da Campolungo porta alla cima Motta, in Valmalenco (SO).

sabato 12 febbraio 2011

Il resto è leggenda

Quando qualcuno ci racconta una storia di successo, ad un certo punto arriva ad un punto critico, dove succede qualcosa dopo la quale le cose non sono più come prima, perché il successo esplode. Si tratta dell'ultima cosa fatta da "colui che tenta" prima di entrare nel mondo di "colui che riesce". Di solito la gente tende a vedere solo la seconda parte, e dare per scontato che i successi arrivino grazie ad una sorta di predestinazione o di talento naturale. Ma non è così. C'è tutta una parte di tentativi, di sofferenze, di prove, di insuccessi che nessuno vede. A me, personalmente, ha sempre entusiasmato di più questa prima parte. Perché è la parte che tutti sperimentiamo ogni giorno. E' la parte delle speranze, dei sogni, dei progetti. Qualsiasi sia il motivo che trasforma i progetti in realtà, è la che sta il bello. Tutti coloro che hanno raggiunto dei risultati, guardando indietro hanno nostalgia di quel momento di passaggio. Ma qual è il fattore che può far fare il salto? Ho una sola risposta: il coraggio. I Beatles erano stati forzati ad arrangiare una canzoncina scritta da un autore professionista, era quella che doveva diventare la prima loro hit. I loro pezzi erano stati scartati. Ma in sala di incisione sono arrivati con "Please please me", che il produttore considerava deprimente, completamente rifatta. Hanno insistito con coraggio. Li hanno fatti provare e l'hanno incisa. Si dice che dopo qualche tentativo, George Martin abbia premuto il pulsante dell'interfono ed abbia detto "ragazzi, avete appena inciso la vostra numero uno". Ed il resto è leggenda.
Non so quali siano i tuoi sogni, ma sicuramente dipendono da una scelta coraggiosa. Spero che tu riesca a farla: il resto, per la tua vita, sarà leggenda.

(C) Diego Agostini/Commitment 2011 - All Rights Reserved




nella Foto: qual magico momento negli studi di Abbey Road... che invidia Elisa, ci passi davanti tutti i giorni... a proposito: anche tu sei leggenda.