lunedì 24 maggio 2010

Come attrezzarsi per credere nelle favole

Tempo fa, quando lavoravo in azienda, mi chiamò il mio capo (una donna molto in gamba) per chiedermi di gestire un problema con una persona piuttosto difficile, che avrei dovuto contattare telefonicamente. Mi colpì il modo con il quale mi assegnò l'incarico. Esordì dicendo: "La prima cosa che devi fare, prima di chiamarlo, è andare a prendere un bel tè alla macchinetta, portartelo alla scrivania, rilassarti per bene e prepararti a portare pazienza, una grandissima pazienza,"

Con la sua esperienza, quella donna non mi stava suggerendo cosa dire o come gestire il problema ma mi stava indicando, in modo semplice e chiaro, quale sarebbe stato il presupposto psicologico per entrare in rapporto con quella persona difficile. Mi stava indicando l'attrezzo numero uno per credere nella favola per cui l'altro, per quanto spinoso e complicato, in realtà possa diventare un valido interlocutore, sta a noi crederci e prenderlo per il verso giusto.

La pazienza: non qualche complicata tecnica di programmazione neuro linguistica o altro cervellotico approccio psicologico. La pazienza. Non qualche metodologia manageriale per essere assertivi o per assumere il controllo della situazione. Soltanto la pazienza.

La cosa più importante da sapere è che la pazienza non è qualcosa che si ha o non si ha, è qualcosa che si può fare.

Possiamo produrre pazienza. Basta fermarsi ed aspettare. Da allora mi sono accorto che la pazienza è lo strumento chiave per realizzare gli obiettivi con gli altri. Di solito quando sperimentiamo un comportamento non gradito tendiamo a reagire contrattaccando. Proviamo invece a portare pazienza, convinti che quel comportamento si trasformerà. Ed ecco che la favola si realizza.


(C) Diego Agostini/Commitment 2010 - All Rights Reserved

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi chiedo come tu faccia a rendere cosi' semplici questi argomenti piuttosto complessi... Incredibile.

Anonimo ha detto...

Ottimo complemento al post precedente! Ciao. Antonio.