venerdì 30 aprile 2010

Chi ti ha invitato alla festa?

Immagina di portare un tuo amico ad una festa. Lui non conosce nessuno e tu gli presenti un po' di persone. vedi che lui si diverte, parla con gli altri, si trova a suo agio. Naturalmente sei contento. Poi scompare, e per tutta la serata non lo vedi più. Ad un certo punto devi andare via e ti preoccupi di farglielo sapere, quindi lo cerchi. Lo trovi coinvolto in una conversazione e a malapena ti risponde. Ti fa capire che se ne tornerà da solo a casa. In poche parole: il tuo amico si è dimenticato di te. Si è dimenticato di chi l'ha invitato alla festa.

Questo succede molto spesso.  Ecco qualche esempio. Mi chiedono se posso acquisire un incarico, non ho tempo di farlo e segnalo un professionista. Fornisco ad entrambi tutte le informazioni anche se non mi viene nulla in tasca. Poi più nulla. Si sono dimenticati di chi li ha invitati alla festa. Lavoro per far incontrare ad un mio amico una persona che può essergli professionalmente utile. Poi non lo sento più. Dopo un po' vengo a sapere che stanno avviando un business insieme. Si sono dimenticati di chi li ha invitati alla festa. Organizzo un incontro fra due amici professionisti che desiderano conoscersi. Due minuti dopo le presentazioni scoprono di conoscere una comune amica, la chiamano divertiti. Sembrano amici da sempre, e neanche menzionano chi li ha messi in contatto. Si sono dimenticati di chi li ha invitati alla festa. Segnalo una persona per un'opportunità di lavoro. Poi non ne so più niente. Comunque sia finita, si è dimenticata di chi l'ha invitata alla festa.

E tu? Quante persone hai invitato a feste che si sono dimenticate di te? Cerca di non farlo con gli altri. Qualunque sia la situazione in cui sei coinvolto, chiediti spesso: chi mi ha invitato a questa festa? E tanto per non sbagliare, ringrazialo, anche se ti sembra di averlo già fatto. Tienilo informato di ciò che fai con chi ti ha presentato. Citalo quando parli con gli interessati. Ricordalo. Chiamalo in causa spesso. Dimostra, se non riconoscenza, almeno apprezzamento. Dopotutto, se sei alla festa e ti diverti, il merito è suo.


(C) Diego Agostini/Commitment - All Rights Reserved

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Tutto vero. La gente si dimentica facilmente di chi si fa carico della funzione di "connector", per dirla con un linguaggio alla Gladwell.

Anonimo ha detto...

Continuando il ragionamento del post precedente, direi che leadership e' quando dimenticano più' te di quanto tu non dimentichi gli altri.

Anonimo ha detto...

Non pensi che a volte le cose le si possano fare per il semplice, disinteressato, gusto di farle? La tua in sintesi e' far le cose per trarne pubbliche gratificazioni. Non pensi? Fai del male e ricordatene, fai del bene e dimenticalo, si dice. E forse, come sempre, la virtu' sta nel mezzo. Un semplice grazie potrebbe bastare, senza troppi ricami sopra. O no?

Diego Agostini ha detto...

E' proprio il semplice "grazie" che manca. Solo quello. E magari un paio: uno subito ed uno a distanza di qualche giorno. In una telefonata apposita, non mischiato con altre cose. Senza ricami. Senza regali. Senza gratificazioni pubbliche. Perché è importante? Perché è il riconoscimento di un valore. Ciò che le persone soffrono di più, a stare a ciò che raccolgo nei miei corsi di formazione, è la mancanza di riconoscimento. Ed il grazie è un riconoscimento. Un "riconoscimento" nel suo significato suo profondo: un riconoscere all'altro di essere al mondo e di aver fatto qualcosa di importante. L'essenza stessa dell'identità personale.

Anonimo ha detto...

La gente e' in generale orientata su se stessa. Appena ottenuta una condizione migliore dimentica quella precedente, te compreso che hai reso possibule la loro condizione migliore.