sabato 13 febbraio 2010

Cosa rende qualcuno "speciale"?

Qualche giorno fa ho partecipato alla festa della mia nipotina Letizia, che compiva otto anni. Erano naturalmente presenti le sue amichette, della stessa età, che con lei hanno mangiato la torta e scartato i regali. Quando Letizia ha proposto di andare a giocare in uno spazio più grande, tutte hanno seguito l'invito della festeggiata correndo e saltando dietro a lei.

Una sola bambina si è trattenuta vicino ai regali, scartati ed appoggiati a terra. Ad uno ad uno li ha presi, ordinati, inseriti nello zainetto di Letizia e messi al sicuro su una sedia, vicino ad una colonna. Poi anch'ella si è aggregata alle amiche.

Questa bambina ama far funzionare le cose. Ha percepito una potenziale situazione di perdita di valore ed è intervenuta, senza che nessuno glielo chiedesse, per assicurare un risultato positivo. Voleva che la festa di Letizia funzionasse.

Sto svolgendo un importante progetto di "self empowerment" per un'azienda, e nella scelta dei partecipanti abbiamo preferito non privilegiare la bravura nella prestazione. Quando i manager mi hanno chiesto quale criterio dovessero allora utilizzare per individuare le persone giuste, se non i risultati eccellenti, io ho risposto: "mandatemi persone che amano far funzionare le cose". Sono le persone che quando c'è un problema o una necessità non indicano chi la dovrebbe fare, al fanno e basta. Se un collega non sa fare qualcosa, non ha un'informazione o non è motivato, non dicono "compito del capo". Intervengono e lo aiutano. Sono coloro che puntano non solo al proprio risultato ma a quello degli altri. Agiscono sul processo, fanno in modo che non si inceppi e che possa svolgersi al meglio.

E tu? Sei uno di quelli che fronte a qualcosa che non va si giustificano dicendo che la responsabilità è di qualcun altro, o ti chiedi cosa puoi fare per far funzionare le cose? E' proprio questo che ti può rendere speciale.

Writing by Diego Agostini/Commitment - All Rights Reserved

9 commenti:

Loredana ha detto...

Le persone di questo tipo si riconoscono quando qualcuno alla macchinetta del caffè tira al peggio e critica l'azienda, i capi, i prodotti... Se ascolti e non sei d'accordo ma non intervieni, stai in qualche modo alimentando la critica. Non intervenire significa indirettamente approvare. Se invece ascolti e, magari con gentilezza, manifesti il tuo disaccordo stai dando un segnale molto importante. Stai facendo la differenza. Dopotutto non è meglio lavorare in un ambiente sereno, anche se tutto non è perfetto? Rimbocchiamoci le maniche e facciamo il nostro lavoro per far funzionare le cose.

::Nico:: ha detto...

Dopo un pò di riflessione mi rendo conto che non per tutti è facile prendersi responsabilità, è mettersi in discussione, ma allo stesso tempo è prendere "le briglie" delle situazioni per essere consapevoli che, insieme, si può riuscire a far bene le cose.Effettivamente,devo ammettere che è decisamente bello vedere che con impegno e responsabilità comune si creano equilibri migliori nella vita lavorativa (e non) quotidiana.
Grazie ancora per gli spunti di riflessione.

Marco F. ha detto...

Ciao Diego.Sono uno dei partecipanti 'padovani' del tuo coinvolgente ed interessante 'laboratorio' di empowerment&infuence.Ti devo dire che mi sei stato simpatico fin da subito per due motivi: usi Mac e non Win e hai preso 'le difese' degli stranieri di Via Padova a Milano: decisamente controcorrente!Al di là del Mac, ci vuole coraggio ad andare contro il 'pensiero comune omologato': tutti si aspettavano critiche contro gli stranieri e tu invece hai avuto coraggio nell'esporti con la tua opinione controcorrente ed hai spiazzato tutti con la tua risposta.Sarà una banalità ma non è da tutti. Comunque nello specifico vorrei dirti che ho trovato molto interessante il lab, ci hai dato tanti spunti di riflessione e ci hai dato modo di guardare le cose sotto angolature diverse.Mettersi nei panni dell'altro,avere coraggio,fare cose utili,punto di controllo interno ed esterno (e il giusto equilibrio tra di essi),l'A,B,C,lo 'scudo' che ci creiamo(e che invece dobbiamo togliere: secondo me la cosa piu' difficile, ancor piu' di aver coraggio di fare anche a rischio di essere criticati, è proprio questo:abbattere lo scudo che ci siamo creati!)sono concetti ai quali sto riflettendo e sui quali ci riflettero' ancora, li processero' e poi cerchero' di declinarli ed applicarle al quotidiano: ho detto niente!! :) La lettere di perdono poi per me è una vera chiccha!
Grazie davvero e speriamo di trovarci presto.
Marco

Anonimo ha detto...

Ciao Diego, sono uno dei partecipanti al corso Fiat, sono Marco, quello senza occhiali, il più basso dei 2. Volevo ringraziarti ancora per il corso e dirti che sono tornato a casa molto "carico", nonostante mia figlia Marzia di 3 anni, avesse la febbre e anche mia moglie sta poco bene (influenza). Beh, questa volta, ho visto la parte positiva della cosa, domani mia moglie starà a casa e io almeno in parte avrò piùtempo da dedicare sia a Lei che a mia figlia. Buon WE Marco S.

Diego Agostini ha detto...

Grazie Marco! Ti rispondo un po' in ritardo perché ero in.. tournéé!!!! Sono felice che tu abbia apprezzato il corso e la mia posizione sugli stranieri di via padova. La chiarisco, per chi non la conoscesse: siamo noi i responsabili di ciò che è accaduto. Vedere loro come criminali è la cosa più sbagliata che si possa fare. Li abbiamo lasciati alla deriva, senza regole, senza controlli, senza aiuti concreti. Cosa ci aspettavamo? Quello che è successo è ancora poco, e li dobbiamo ringraziare se hanno lanciato un urlo di dolore e disagio rovesciando qualche macchina. La responsabilità è nostra. Ma noi cittadini individualmente possiamo fare poco: molto possono fare coloro che ci amministrano. Noi possiamo solo mandarli a casa non votandoli più. Tuttavia chi ci amministra si affretta a gridare ai criminali, a sbraitare che se ne devono andare, a sciorinare dati sulla sicurezza che avrebbero grantito (certo non al povero egiziano ucciso) per poi non fare nulla. Da casa propria sono bravi tutti a parlare. E' sul posto che bisogna essere. Io sul posto ci sono sempre. Chi non la pensa come me è invitato in via Padova a discuterne, bar ce ne sono a bizzeffe. Ve lo garantisco: da lì la situazione appare molto diversa rispetto a ciò che si vece nel tv lcd 42 pollici del salotto di casa propria.

Diego Agostini ha detto...

Ciao Marco (Fiat), grazie per il messaggio! Ho visto che eri coinvolto. Sei una di quelle persona che entrano in sintonia rapidamente con gli argomenti (difficili) del corso, e che viaggiano ad una velocità diversa. Sono convinto che molti concetti ti serviranno tantissimo. Segui Think Fresh e mi raccomando, i tuoi commenti sono i benvenuti.

Vitalory ha detto...

Ciao Diego.
Grazie per avermi resa una VIPWEB.
Il mio compagno, un ingegnere pieno di lumi, è comparso più volte sul web per aver pubblicato alcuni articoli.
Oggi, grazie a te, ci sono anch'io. Certo non siglata, ma io so di essere fra le persone ritenute speciali, che i manager hanno selezionato perchè partecipassero al tuo corso.
Penso ogni giorno al corso. Ancora non ho messo totalmente in pratica quanto appreso, ma vivo con la costante sensazione di poter fare e poter indurre a far meglio.
La consapevolezza c'è, sulla volontà ci sto lavorando.

Diego Agostini ha detto...

Probabilmente non sai chi e' Kenneth O'donnell... Ma probabilmente sai chi e' John Kennedy.
Eppure se non e' scoppiata la terza guerra mondiale, nel 1962, lo dobbiamo al primo.
E' il destino dei leader "trasformazionali" quello di fare un lavoro continuo, che spesso non appare, ma che e' fondamentale.
Sono loro che fanno funzionare le cose. Non cercano popolarita', ma vivono con soddifazione la consapevolezza di essere unici. E tu sei una di questi.
Comunque non ti preoccupare: le persone giuste per la tua vita conoscono il tuo valore, e questa e' la cosa importante.
Ciao e grazie per avere apprezzato il lavoro insieme.

Diego Agostini ha detto...

Probabilmente non sai chi e' Kenneth O'donnell... Ma probabilmente sai chi e' John Kennedy.
Eppure se non e' scoppiata la terza guerra mondiale, nel 1962, lo dobbiamo al primo.
E' il destino dei leader "trasformazionali" quello di fare un lavoro continuo, che spesso non appare, ma che e' fondamentale.
Sono loro che fanno funzionare le cose. Non cercano popolarita', ma vivono con soddifazione la consapevolezza di essere unici. E tu sei una di questi.
Comunque non ti preoccupare: le persone giuste per la tua vita conoscono il tuo valore, e questa e' la cosa importante.
Ciao e grazie per avere apprezzato il lavoro insieme.