
Questo è il contagio emozionale. L’emozione è come la vernice che abbiamo sulle mani. Può essere fresca o può essere secca. Se è fresca lascia il segno, se è secca no. Se è fresca provocherà reazioni negli altri, se è secca ci darà solo fastidio. Se è fresca ci verrà voglia di lasciare intorno a noi le tracce del colore, se è secca le nostre mani saranno rigide ed increspite, quasi inutilizzabili. E comunque non lasceranno alcuna traccia.
Quando ci poniamo con energia verso gli atri abbiamo sulle mani vernice fresca, quando invece siamo chiusi e cauti abbiamo vernice secca.
Ma per il contagio emozionale non basta avere la vernice sulle mani: bisogna trasmetterla agli altri. Come? Non certo sui vestiti: incontrando le loro mani, collaborando con loro, lavorando per loro.
E tu sei capace di contagiare gli altri? Oppure ti fai contagiare? Attenzione, il contagio è energia e quindi può essere anche negativo. Uno che è iroso e pessimista contagia, eccome. Così come uno che è aggressivo e svalutativo. Questi individui vanno ricontagiati in positivo. Se hai vernice fresca non tenerla sulle mani: cerca le mani degli altri, falle aprire ed abbi il coraggio di spalmargliela sopra! Vedra, ti ringrazieranno. Grazie a tutti coloro che mi hanno contagiato e che mi contagiano, ve ne sono veramente grato.
Writing by Diego Agostini/Commitment, all rights reserved
3 commenti:
Mi ha colpito una cosa: per contagiare gli altri dobbiamo coinvolgere gli altri, non convincerli.
E' un atto di creazione, l'emozione!
Un gesto eroico di questi tempi.
L'unico capace di generare buoni sentimenti.
L'idea del contagio è "fresh thinking" certificato: la professa anche il Dalai Lama.
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